Cammarano Michele
Biografia: Vita e opere Mosse i primi passi all'Accademia delle Belle Arti di Napoli, per poi studiare sotto Gabriele Smargiassi e Filippo e Giuseppe Palizzi della scuola naturalistica di Posillipo. Nel 1860 però, affascinato dalla figura di Giuseppe Garibaldi, si arruolò nella Guardia Nazionale, per combattere il brigantaggio. Questa esperienza fu molto importante per la sua carriera artistica: tratti e soggetti militari sono oggetto fondamentale e distintivo di molte sue opere. Figlio di Salvatore, drammaturgo e librettista, e nipote di Giuseppe, scenografo, nel 65 si trasferisce a Roma. Di questo periodo vanno ricordati, Il Campidoglio, Una partita a briscola o Rissa a Trastevere. Nel marzo 1870 si reca a Parigi, dove conosce personalmente Courbet. Nel 67 soggiorna a Venezia dove rimane tre anni, celebre il suo dipinto Piazza San Marco (ora allo GNAM) con uno stile che ricalca quello di uno dei suoi modelli, Gustave Courbet e anticipa per molti versi il Bal au moulin de la Galette di Renoir, di sette anni più tardo. Nel 1870 si reca a Parigi, deciso ad incontrare l'artista francese, e in questo ambiente rimane impressionato anche da altri pittori del tempo, quali Théodore Rousseau e Delacroix. Presso Palizzi ebbe modo di ammirare le opere del fratello del suo maestro, Filippo Palizzi, che divennero per lui oggetto di ispirazione, impreziosito dall'amicizia per Bernardo Celentano e dal breve contatto con i Macchiaioli fiorentini (1861). Sviluppò uno stile molto legato al realismo sociale, come si vede nel suo Ozio e lavoro del 1863, oggi conservato presso la Galleria di Capodimonte, nelle Risorse della povera gente e nell'Incoraggiamento al vizio del 1867. Inoltre, grazie ad un temperamento focoso e drammatico, Cammarano tese verso un'arte di racconto e di forte suggestione teatrale, confermando la vocazione familiare alla pittura ma anche quella specifica paterna alla scrittura (il padre Salvatore fu infatti un importante librettista di Giuseppe Verdi). Lo stile che elaborò Cammarano si rivelò, quindi, piuttosto personale, improntato da una pennellata sicura e larga e da un marcato effetto di chiaroscuro.[1] Sempre nel 1867 i suoi lavori subiscono però una svolta militaresca, come La carica dei bersaglieri alle mura di Roma (1871, Napoli, Museo di Capodimonte). Tale svolta è ben ammirabile anche in uno dei suoi dipinti più famosi, raffigurante la battaglia di Dogali del 1887; questa opera gli venne commissionata dal governo italiano e per realizzarla gli fu necessario un sopralluogo sul posto, per concluderla nel 1896, dopo un soggiorno di cinque anni. Nel 1900 divenne professore presso l'Istituto di Belle Arti di Napoli, dove ebbe fra i molti allievi Luigi Franciosa e Luigi Crisconio Nel capoluogo campano morì 21 anni più tardi.