Cartone Aurelio
Biografia: Aurelio Cartone nasce a Milano il 10 Dicembre 1910 e, ancora bambino, manifesta un’ appassionata disposizione al disegno, specie per quel che riguarda la figura umana. La sua formazione artistica avviene sotto la guida di Dario Gobbi e di Angelo Landi da Salò, entrambi ritrattisti e pregevoli pastellisti, ma è soprattutto frutto di una ricerca personale sincera e costante e di uno studio lungamente protratto. A Cartone saranno congeniali tutte le tecniche della pittura ma, dal momento in cui inizierà la sua attività di artista nel 1932, egli, per oltre 15 anni, in gran parte dei ritratti prediligerà il pastello quale mezzo più adatto ad esprimere la sua delicata sensibilità. Dallo studio di Cartone passeranno per farsi ritrarre i più bei nomi dell’ epoca. Ricordiamo tra i più noti: il cardinale Camillo Caccia Dominioni, le contesse Mocenigo e Donà Dalle Rose di Venezia, la contessa Branca, il duca Sandro D’Alessandro, la contessa Elena Vanzo Mercante, la signora Caiafa di Salerno, l’Eccellenza Parrella presidente del Tribunale di Milano, l’ingegner Bocconi, l’olandese Da Rios, i signori Geschow di Berlino, l'editore Ulrico Hoepli. E’ del 1937 il ritratto a Benito Mussolini, allora Capo del governo, per la Prefettura di Milano. Il quadro è oggi di proprietà di un privato. In questo periodo l’artista, seguendo la tradizione dei Maestri, rivela un’adesione precisa al disegno e ai colori, l’ambiente è trattato con fedeltà sia pure attraverso una luce poetica, le figure sono ben delineate, le tinte appaiono equilibratissime. Ne scaturisce un romanticismo lieve visibile soprattutto nei volti appena sorridenti o malinconici secondo un calore che si attenua per l’austerità immobile delle pose. Le espressioni sono straordinariamente analizzate nelle tranquille luci degli occhi, sulle bocche carnose, nelle rughe abbondanti degli anziani o appena intraviste sugli incarnati giovanili. L’intensa penetrazione psicologica dei volti, manifestazione di singolari facoltà artistiche, la padronanza del disegno e dell’ anatomia permetteranno a Cartone di superare nettamente i suoi Maestri, di lasciarli indietro per allacciarsi ai grandi pastellisti europei del passato, ai francesi del 700 soprattutto, ma con una sostenutezza di linee (il tratto moderno!) che quelli non ebbero, ed una policromia più obiettiva e varia non così legata ai rossi ed ai bianchi delle carni. Aurelio Cartone però non vuole seguire la via facile del successo: egli ama l’Arte non l’effetto e vuole raggiungere quella potenza genuina in grado di esprimere il talento personale che si universalizza e viene inteso ed apprezzato da tutti perché commuove. La sua pittura a poco a poco muta, si chiarisce, il continuo della pennellata si spezza a favore di un impressionismo sempre più evidente. Osserviamo il pastello per chiarire meglio questa fase di sviluppo. Le linee del disegno si liberano, i colori più delicati filtrano l’uno nell’altro con estro, le trasparenze da vicino sembrano freghi casuali sulle carni mentre da lontano sono vivacissime risonanze coloristiche fra le campiture, anche le più distanti. L’atmosfera calda permea festosamente tutto il quadro e il sole, come la poesia, lo inonda di una luce viva che anima sottilmente la scena. Ed ha raggiunto un ritmo che oscilla fra l’ intensità psicologica dei precisi lineamenti essenziali (il bellissimo studio per il ritratto a Glauco Lombardi!) ed una libertà poeticissima di quasi tutte le linee (“Carla“ altrettanto potente nella sua diversa ispirazione!). L’olio, con la corposa intensità che gli è caratteristica, ha seguito nella fortunata ascesa la medesima affermazione trionfante della poesia notata nel pastello. Seguiamo questo passaggio in un quadro dell’ ultimo periodo: “Signora in azzurro con mimosa“. Nel quadro la mimosa in secondo piano, fiore prediletto dal Maestro, è appena una nube velata che si contrappone, illeggiadrendo l’ambiente, all’azzurro dell’abito, al rosso della poltrona; la figura femminile accoglie in sé tale vaporosità e rimanda un’armonia di sentimenti con la grazia del volto e dell’atteggiamento. Romanticismo alato senza maniera, e forse pittura che può risalire anche a tempi più lontani, più ideali e profondi con quei tratti lievi e quel colore dolcissimo secondo uno stile tipicamente italiano per equilibrio d’insieme ed atmosfera poetica. Si dà il rarissimo caso di una pittura liberata dalle soverchie regole, di gusto impressionistico che torna spiritualmente a valori antichi e tuttavia rimane fresca, moderna per la naturalezza del soggetto, per una certa trascurata forma di porgere all’ osservatore la scena che però, in distanza, è controllata da un’ottima prospettiva, da non meno ottime proporzioni di figure e di oggetti. Abbiamo sempre pensato che la nostra epoca rimane debitrice delle precedenti; non può rinnovare l’Arte in modo assoluto come invece la scienza. Gli apporti nuovi fondati su una libertà di linee, su una chiarezza di tonalità non possono eludere il contenuto spirituale del passato filtrabile attraverso quei valori di alleggerimento e di condizionamento nuovi. Le vicende, l’ascesa, lo sboccio – nel colmo della raggiunta verità – dell’arte di Aurelio Cartone ce ne forniscono ancora una volta la prova. Il Maestro si è dedicato non solo al ritratto a olio e a pastello – notiamo tra le ultime opere i ritratti del principe Giuseppe Giovanelli, di Elettra Marconi e del Papa Paolo VI – ma anche al paesaggio di cui ricordiamo bellissimi scorci di Portofino, Camogli e Santa Margherita, e alla natura morta. Nei fiori l’artista esprime una delicatezza tutta particolare: una luce morbida li fa vivere eretti nel turgore o mentre si disfano e lentamente annullano nel ricordo estetico più gradevole la loro vitalità, il loro profumo. Paesaggi, figure e fiori sono nel cuore umano aspetti di una stessa visione dell’ universo. Le cose che si dicono inanimate possono d’un tratto avere un significato, assumere una grandezza, e il momento nel quale è percepita tale vitalità è un momento di poesia, di Arte. Aurelio Cartone è ormai tutto nell’opera che gli è sopravvissuta ed è qui a testimoniare come un artista autentico possa essere insieme non semplicemente un individuo, entità indistinta e intercambiabile, bensì una persona, ossia un compendio di civiltà nello spazio aperto del suo spirito.